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Dialogo fra amici (Pt.II)

A: Ti trovo decisamente meglio oggi, decisamente meglio…Hai anche preso un po’ di colorito, bravo!
B: Non complimentarti con me, caro amico, io non ho meriti. Leggevo per evadere, come spesso mi capita, e inavvertitamente mi son imbattuto in ciò che faceva al caso mio!
A: Ci risiamo, stavi leggendo un’altra di quelle interminabili epopee ottocentesche? Devi finirla con quella roba, dovresti provare qualcosa di più soft!
B: Ho provato con le romanzate adolescenziali all’italiana, ma non ci dormivo la notte, mi intimoriscono quelle cazzate, mi fanno pensare alla fine del mondo. Meglio qualcosa di più ragionato, ma ad ogni modo non è questo il punto. Insomma, i miei occhi avidi di risposte si sono messi a leggere e rileggere una frase. La sostanza è che, per quanto voglia impegnarmi, ragionare, impostare ipotesi di non-falsificabilità, non riuscirò mai ad avere pieno controllo sulla mia vita, su ciò che mi succede, capisci?
A: Beh, mi sembra del tutto naturale, non vedo cosa ci trovi di così sconvolgente.
B: Come, non capisci? Non è affatto naturale, e fin’ora sono stato sempre pervaso della convinzione di essere l’unico artefice del mio destino, e ho preteso da me cose che in realtà non erano proponibili, ecco perché mi avvilivo a tal modo!
A: Bravo, mio buon compagno, così devi dire! Basta con tutte queste turbe mentali, con le psicosi. Sii persona semplice e come tale fai del tuo meglio.
B: Ora lo ben so, ma è stata la ragione a condurmi fin qui, e sarà lei ad indirizzarmi ancora nei momenti di indecisione, mai il caso. Guarda come l’ignoranza, e forse il caso stesso, hanno ridotto questo paese!
A: Che noia, sempre con queste storie sulla società, sulla cultura, sulla determinazione! Vuoi finirla una buona volta con i tuoi soliloqui, che annoiano la gente, e provare a vivere più serenamente?
B: Forse hai ragione, ma che importa? Ne trovi quante ne vuoi, qui da noi. Persone che vivono alla giornata e che non conoscono il principio di causalità, perché essere come loro? Dove ci sta portando tutto ciò? No, fratello mio, l’unica cosa che mi diverte davvero è burlarmi di questa gente. Se riuscissi a provare compassione per loro sarei un uomo buono, ma forse non lo sono. L’importante, se vuoi la mia, è non ritrovarsi un giorno sdraiato sui propri rimpianti a maledirsi per ciò che non è stato fatto e per ciò che è stato fatto male. Se questo fa di me uno psicotico, sociopatico per giunta, che sia.
A: Non c’è proprio speranza con te, eh? Ebbene arrivederci, non son più in vena di sentirti blaterare, la prossima volta spero di trovarti più accomodante.
B: Ti capisco, arrivederci… (proferisce tra sé e sé, con l’amico ormai distante)

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