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Se non ora quando?

 

Il 13 febbraio scorso, decine di migliaia di persone sono scese in strada, a Bologna, per manifestare al fianco delle donne, per la dignità del paese e del sesso femminile.

La manifestazione, promossa a livello nazionale, ha coinvolto 230 città e circa un milione di persone. Risultato inatteso soprattutto per il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, che alla vigilia dell’evento, ha definito l’iniziativa “radical chic”.

Dura la reazione del premier Silvio Berlusconi, che parla di “manifestazione faziosa” e “vergognosa”. Di tutt’altro avviso le opposizioni, che già annunciano il risveglio del paese.

La tempesta del rubygate è stata avvertita anche all’estero, dove la protesta contro il presidente del consiglio italiano torna a fare notizia nelle testate internazionali più influenti. Il Financial Times del 14 febbraio titola “Arrivederci, Silvio”, e indirettamente invita anche l’Unione Europea a spingere per le sue dimissioni.

In piazza Maggiore, dove il corteo si è lentamente radunato, c’è aria di festa. Non tutti i partecipanti, però, concordano sugli esiti che questa grande giornata di mobilitazione potrà avere sulla politica italiana. Ad ora, stando anche alle prime reazioni, lo scetticismo sembra avere la meglio.

 

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La Camusso delude la piazza

Giovedì 27 gennaio, a Bologna, studenti e operai sono scesi in piazza in occasione dello sciopero generale della Fiom. In 30 mila hanno bloccato le principali strade del centro della città. I due cortei sono poi confluiti in piazza Maggiore, dove sul palco sono intervenuti Maurizio Landini della Fiom e Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil.

L’intervento di Landini  spazia dalla centralità di giovani e lavoratori, nel progresso di un paese, alla condanna degli accordi separati e della strategia di Marchionne, a cui si appella per la riapertura delle trattative. Per il segretario della Fiom, l’Italia dovrebbe competere con la Germania, locomotiva d’Europa, e la Francia quando si tratta dei contratti di lavoro, e non con paesi come la Polonia, dove i lavoratori non versano in esattamente in condizioni. In conclusione, invita anche la Cgil ad indire lo sciopero generale, per far cadere il governo e per promuovere una nuova politica industriale.

La Camusso incentra il suo discorso sull’importanza dei diritti fondamentali e dei diritti dei lavoratori, e sulla necessità di combattere il tentativo, da parte di governo e imprese, di deteriorarli. Affronta il tema del federalismo, delle tasse, della necessità di una politica fiscale redistributiva e di tassare le rendite finanziarie. Non mancano gli attacchi al governo, che a causa la condotta del presidente del consiglio allontana gli investimenti e una presa di posizione contro la mercificazione del corpo della donna. Come Landini, anche nel suo intervento viene criticata la riforma Gelmini, e ribadita l’assenza di prospettive per giovani e precari. laRibadisce la necessità, per i lavoratori, di eleggere i proprio rappresentanti e di partecipare agli accordi aziendali che li riguardano.

La manifestazione, però, non ha portato all’esito che molti auspicavano. La Camusso non raccoglie l’invito della Fiom e di tutta la piazza di annunciare lo sciopero generale del suo sindacato.

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A poche ore dalla zona rossa.

Ancora in piazza, a Bologna, a poche ore dalla partenza di una decina di autobus diretti a Roma, per la manifestazione di domani. Oggi, partiti da piazza Maggiore, sotto il grande albero di natale, i partecipanti, in clima tutt’altro che natalizio, hanno bloccato il traffico in diverse zone della città.

Domani, a Roma, è previsto l’arrivo di decine di migliaia di manifestanti, che cercheranno di recarsi a Montecitorio per esprimere tutta la loro sfiducia al governo. Il tutto sarà complicato dalla creazione di un’enorme zona rossa (comprendente praticamente tutto il centro della città), che il governo ha deciso di erigere per evitare fastidiosi rumori alle finestra.

Staremo a vedere.

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Walking on the railroad

 

Oggi a Bologna studenti e ricercatori si sono dati appuntamento in stazione centrale, sulla banchina del primo binario, per un flash mob. Armati di libri e uno striscione (“Que se vayan todos”), i presenti si sono seduti sul marciapiede per poi occupare i binari. La Questura promette denuncie, ma questo fin ora non sembra aver scoraggiato i manifestanti, e la mobilitazione continua. Domani, un corteo accoglierà l’arrivo di Berlinguer in città.

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La reazione

Primi, timidi, tentativi di montaggio.

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